Quanto è diffusa la stampa 3D? Fino a qualche anno fa la stampanti 3D erano un lusso per pochi. Oggi i prezzi di questi dispositivi è notevolmente sceso. Si trovano facilmente stampanti 3d economiche anche per uso domestico. Allora perché la stampa 3D stenta ad essere considerata una risorsa mainstream? E’ ancora il prezzo che spaventa o piuttosto la tecnica richiesta per l’utilizzo?
Sul fronte prezzi difficile credere che la stampa 3D spaventi ancora anche perché esistono soluzioni alternative all’acquisto come il noleggio professionale. Vediamo i motivi della diffidenza verso questa tecnologia (e come superarla visto che le potenzialità sono enormi a diversi livelli).
Stampa 3D: passato, presente o futuro?
Per alcuni curiosi la stampa 3D ha ancora un alone futuristico. Secondo alcuni tecnici, invece, la materia è ben assodata e, sotto alcuni aspetti, perfino superata (nel senso che gli aggiornamenti proseguono alla velocità della luce). Molti hanno una stampante 3D ma tra questi pochi la usano quotidianamente: per gli altri (quasi tutto) è uno sfizio saltuario, una passione hi-tech che richiede tempo per essere messa in pratica (tempo che non sempre abbiamo).
Stampa 3 democratica, sostenibile ed economica
Storicamente, la prima vera rivoluzione si colloca circa 40 anni fa: non si scava più un blocco di materiale ma prende piede la prototipazione rapida, cioè un sistema che supera i problemi della fase di fresatura (sporco, scarti, eccessi, vibrazioni). Invece di togliere, la tecnologia aggiunge (materiale) dove serve.
Dopo 20 anni, la scadenza dei primi brevetti della stampa 3D a filamento ha sicuramente contribuito a rendere più “democratica” questa tecnologia. Ciò almeno per la stampa tridimensionale a filamento, che è la più semplice sotto il profilo tecnologico. Da qui sono iniziate le prima sperimentazioni. Nel 2005 in Inghilterra è stata realizzata la prima stampante 3D open source, la RepRap. La rivoluzione era la possibilità di replicare il dispositivo con pezzi di ferramenta facilmente recuperabili e schede elettroniche prodotte in casa. Per la prima volta i progetti potevano essere condivisi e studiati.
Dalla scadenza del brevetto sono nate le stampanti 3D economiche. Quindi in un primo momento, contro corrente, ciò ha determinato una fase di rallentamento. Perché è chiaro che le stampanti 3D economiche fatte in casa non potevano essere perfette e all’avanguardia.
Però questa diffusione ha un impatto indubbiamente positivo. Rendere una tecnologia democraticamente diffusa contribuisce ad aumentarne le potenzialità. Basti pensare che il progetto del ponte di Amsterdam stampato 3D è nato da un’intuizione casuale, quasi per gioco.
Non si può poi non citare l’impatto per le grandi imprese, che finora non avevano investito nella tecnologia additiva.
Un caso emblematico è quello di HP che ha sempre prodotto stampanti 2D, fino a quando modificando una tecnologia di stampa ha realizzato una stampante (la Multijet Fusion) in grado di produrre componenti con caratteristiche meccaniche notevoli e a costi moderati. Oppure Adidas, che si sta lanciando nella produzione di scarpe 3D.
La stampa 3D democratica è anche sostenibile perché riduce gli sprechi e gli stock.
Speriamo che questo approfondimento possa servire a smontare alcuni falsi miti sulla stampa 3D per trasformarla definitivamente in una tecnologia alla portata di tutti.