Oggi vedremo come si diventa maker e che cosa fa questo “artigiano digitale”. Partiamo da una premessa che rappresenta una sorta di considerazione sulla stampa tridimensionale applicata alla tradizione.
L’artigiano di domani si chiama maker
Tra le tecnologie più moderne e all’avanguardia c’è la stampa 3D. Sei tra coloro che temono che le macchine prenderanno il nostro posto? In realtà in molti casi alcuni lavori non scompariranno ma, più realisticamente, si evolveranno in seguito alle nuove tecnologie. Anzi proprio grazie a queste sopravviveranno in una chiave moderna. Pensiamo all’artigiano. In tanti settori (dalla sartoria alle scarpe, dai fabbri agli orafi etc) si sente ormai da tempo che gli artigiani stanno sparendo. Da sempre una delle cose che ha distinto l’essere umano dalle altre specie animali è stato l’impegno e la creatività nel creare oggetti per uso quotidiano o artistico. Pensiamo agli utensili per la caccia: una delle prime forme di artigianato che la storia ci racconta. Oggi assistiamo ad una riscoperta dell’hand-made, del fatto a mano, come sinonimo di qualità e unicità di un prodotto. Certo in una realtà industrializzata e globalizzata in cui tutto si trova anche riprodotto in serie e super economico, questi settori stanno diventando sempre più di nicchia. Ma l’artigianato non scomparirà proprio grazie alla tecnologia.
La stampa 3D permette di creare oggetti di diverso tipo: da beni utili (come protesi mediche) ad opere artistiche.
Chi sono i maker
Un maker è senza dubbio un sostenitore del DIY (do it yourself – ovvero fai da te). E’ un inventivo ma anche un appassionato di tecnologia. Non esiste un background di studi specifico: ci sono maker tra gli ingegneri, gli autori, gli artisti etc. Perché di fatto un maker è un po’ tutte queste cose insieme.
Ma questa definizione è riduttiva. L’essenza sta nella volontà di svincolarsi da un modello societario che ci vorrebbe come consumer per diventare parte attiva nella produzione.
Un concetto correlato, e a volte confuso, con quello di maker è il tweaker. Quest’ultimo non si limita a riprodurre una cosa ma punta a migliorarla. Altro aspetto determinante del lavoro dei maker è l’open source, ovvero la condivisione del progetto in rete per renderlo fruibile. L’esempio classico è Arduino, la piattaforma inventata da Massimo Banzi.
“Non c’è bisogno del permesso di nessuno per fare grandi cose.” – Massimo Banzi, Arduino.
Più che “fai da te”, quindi, la loro ideologia sarebbe “facciamo insieme”. Oggi questa comunità internazionale conta maker in oltre 100 Stati: informazioni e conoscenze viaggiano in rete in tutto il mondo. Ma non solo tramite internet: ormai alcuni fablab o makerspace sono famosi punti di riferimento. L’espandersi di questa comunità fa si che oggi i maker non siano solo individui singoli ma anche imprese e startup.
In questo contesto trovano la loro dimensione naturale le stampanti 3d, che possono diventare uno strumento strategico e prezioso in mano ai maker.
Nuove tecnologie del digital design e della prototipazione stanno dando a tutti il potere d’inventare e creare “la coda lunga delle cose” – Chris Anderson, Wired
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