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Che cosa manca in emergenza? Coronavirus e stampa 3D

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La stampa 3D si scopre come un potenziale e strategico strumento di intervento per far fronte all’emergenza coronavirus, sotto diversi aspetti, alcuni più intuitivi altri più curiosi e sorprendenti. Il sentimento più impellente di fronte cui ci ha messo questa pandemia, dopo quello della paura, è la MANCANZA.

Manca personale medico, mancano disinfettanti, mascherine e strumenti di rianimazione negli ospedali; dentro casa possono mancare generi alimentari e, soprattutto, mancano gli abbracci. Tutti, in questi giorni, abbiamo sentito la mancanza di qualcosa o di qualcuno e avremmo voluto una bacchetta magica per poterlo ricreare a portata di mano.

Vi ricordate quando vi avevamo chiesto che cosa avreste stampato in 3d da portare sulla Luna? Ora che la mancanza riguarda il nostro pianeta vediamo in che modo le stampanti 3D possono offrire soluzioni: alcuni progetti nascono da intuizioni geniali che potrebbero aiutarci a superare l’emergenza coronavirus.

La stampa 3D si reinventa al servizio dell’emergenza coronavirus

Tantissime aziende sul territorio nazionale hanno chiuso i battenti e si teme per le ripercussioni economiche di questa emergenza. Rialzarsi in fretta è d’obbligo, non solo sotto il profilo sanitario (che ovviamente è di primaria importanza). Alcuni settori cruciali nel frattempo si sono reinventati scoprendo potenzialità innate. E’ il caso della stampa tridimensionale.

La prima notizia in questo senso risale a qualche giorno fa:

Valvole per respiratori stampate in 3d

Rispondendo all’appello dell’ospedale di Chiari (nel bresciano, una delle aree più colpite), l’imprenditore bresciano Cristian Fracassi ha realizzato con una sola stampante 3d circa cento valvole  necessarie al funzionamento dei respiratori polmonari della terapia intensiva.

La notizia ha oltrepassato velocemente i confini nazionali: la Commissione europea ha chiesto a Cecimo (federazione europea dei costruttori di macchine utensili e stampanti 3D) di chiamare “alle armi” (tecnologiche si intende) i propri associati per sostenere in tutti i modi possibili il  sistema sanitario messo a dura prova dall’emergenza coronavirus. Quali componenti (come fatto con le valvole di Fracassi) si possono creare tramite stampa 3D?

L’appello non si è limitato comunque agli associati ma ha coinvolto tutta l’industria additiva: una task force per dotare le nostre strutture di dispositivi medicali difficili da reperire in questo momento delicato di pandemia. Copygraf 3D ha risposto. In un articolo un po’ visionario vi avevamo raccontato come in un futuro non troppo lontano la stampa 3d avrebbe potuto salvarci la vita stampando organi. Ma forse su una cosa abbiamo sbagliato: è già arrivato per la stampa additiva il momento di salvarci la vita.

Industria 3D: deroghe per emergenza tagliano i costi e riducono i tempi

Per tutelare le aziende di stampa 3D che si mettono a disposizione, i governi stanno predisponendo deroghe temporanee alla normativa sui brevetti e ai requisiti rigidi per la realizzazione dei dispositivi medici (il che, intuitivamente, al vantaggio in termini di tempi di produzione taglia anche i costi di produzione). Servono risposte veloci e il diritto alla salute scalza quello alla proprietà intellettuale. Siamo in emergenza e una maschera da sub può diventare un respiratore di emergenza.

Come realizzare un respiratore di emergenza con una maschera da sub: il progetto

valvole-stampa-3D

La startup Isinnova, fondata da Cristian Fracassi e Alessandro Romaioli, grazie all’intuizione di un primario in pensione il prof. Renato Favero ,è stata anche ideatrice del progetto che, partendo da una maschera da sub sul modello di quelle vendute da Decathlon, applicando le valvole stampate in 3d, realizza un respiratore d’emergenza. In soli 7 giorni è stato sviluppato un prototipo testato con successo nell’ospedale di Chiari.

Se hai una stampante 3D puoi salvare una vita: l’Italia chiamò

Copygraf 3D non poteva tirarsi indietro e abbiamo chiamato all’azione chiunque avesse strumenti e voglia di aiutare. La risposta ci ha dimostrato che anche ora, o forse soprattutto ora, chiusi ognuno nella propria casa, sappiamo essere un popolo unito. Centinaia di volontari si sono proposti per la realizzazione e la fornitura dei 500 kit richiesti con urgenza dalla protezione civile per convertire la maschera Easybreath da snorkeling di Decathlon in un respiratore di emergenza, seguendo il progetto sviluppato e reso disponibile dalla bresciana Isinnova.

Trasforma una maschera da sub in un respiratore: il progetto di stampa 3D

Riportiamo ancora una volta i settaggi di stampa consigliati (ma non obbligatori) per la produzione 3D dei componenti Charlotte e Dave per la maschera da respirazione assistita. Per la produzione di questi pezzi, considerato che non sono richieste precisioni particolarmente elevate, svolge più che adeguatamente il suo lavoro anche una stampante FDM a filamento con impostazioni “base”;

Filamento: PLA 1,75 mm
Temperatura ugello: 205 – 210 °C
Temperatura piano: 35 – 50 °C
Spessore layer: 0,2 mm
Supporti: solamente appoggiati sul piano di stampa.
Orientamento: Charlotte appoggiata sul piano terminale (come da immagini), Dave poggiato sul diametro maggiore in verticale.

Per quanto concerne il materiale di stampa suggeriamo di usare il più comune filamento in commercio, il PLA (polilattico); la scelta si deve ad alcuni vantaggi strategici:
– inodore (ricordiamo che i pazienti dovranno respirare aria che passa attraverso questi componenti);
– poco pericoloso e biocompostabile;
– relativamente flessibile (tenendo conto che deve essere in grado di deformarsi elasticamente per accoppiarsi agli altri componenti).

Vi abbiamo spesso raccontato di come mettiamo il cuore nel nostro lavoro: oggi vogliamo dirvi grazie per averci messo il vostro in questa missione comune.

Stampa 3D: come realizzare mascherine per tutti

I primi prototipi di mascherine 3d stampate da un tecnico del suono appassionato di stampa additiva, sono stati donati all’ospedale Fogliani di Milazzo. L’idea, ispirata ai modelli usati in Cina, è risultata idonea ai protocolli medici. Da qui l’appello ai possessori di stampante 3d della zona: stampare anche solo cinque mascherine al giorno in modo da sostenere le strutture in carenza. Il video tutorial per realizzarle è messo a disposizione gratuitamente sul sito con coordinate di stampa di pubblico accesso.

In tempi “normali” la burocrazia e la tutela del copyright rallenterebbero il processo di produzione rispetto a questi tempi record ma ciò non toglie chiaramente che la stampa tridimensionale si è dimostrata in grado di fornire risposte sorprendentemente veloci.

Stare in casa in quarantena: la stampa 3D riduce il rischio contagio e accorcia le distanze

Fin qui abbiamo visto di come la stampa 3 D possa aiutarci ad affrontare l’emergenza coronavirus, una pandemia che sta bloccando interi Paesi. Ma nell’analisi delle potenzialità della stampa 3d è anche il momento di fare un passo avanti. Quando ne usciremo saremo gli stessi? Forse ci sarà una consapevolezza in più, ovvero quella che da un momento all’altro ogni certezza potrebbe crollare. Quindi se accadesse di nuovo che cosa potremmo fare per non farci trovare impreparati ad affrontare un’eventuale quarantena?

Oggi, come probabilmente saprete, una delle poche deroghe all’obbligo di stare in casa è rappresentata dalla spesa di generi alimentari. Fare la spesa è considerato dunque indispensabile ma spesso la si fa con timore del contagio.

Già dunque l’industria additiva è in grado di produrre cibo stampato in 3D e di cucinare alimenti mediante laser: unire questi due processi è il prossimo passo logico per arrivare alla stampa 3D di alimenti anche da casa. In questo modo in un’emergenza futura si potrebbe perfino temporaneamente ovviare al problema della spesa al supermercato.

Si può stampare un abbraccio in 3D?

Chiudiamo con un riferimento a quello che forse ci manca di più in questo periodo di quarantena forzata: gli abbracci. Cinque anni fa l’artista di Taiwan Rosalie Yu, ispirato da Il bacio di Auguste Rodin,  ha realizzato una serie di sculture che mostrano quale coinvolgimento sensoriale si innesca con gli abbracci.

Dobbiamo Difendere il Domani: 3 d per farcela!

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